Foto di Vincenzo D’Alessio
Colli a Volturno
“Acque e comunità nella Valle del Volturno”
a cura di Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno (CISAV-APS)
Ponte Raddi
Ponte Raddi, Colli a Volturno (IS), foto di Giuseppe D’Acchioli (1986)
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Il ponte Raddi è un ponte ad un’unica arcata che insiste sul fiume Volturno in un punto dove questi attraversa una sorta di piccolo canyon tra le pareti di monte San Paolo a destra e sulla sinistra la collina di Colli a Volturno. Costruito in prossimità di un importante snodo viario antico che collega l’arteria di via Roma all’entroterra sannita attraverso un passaggio obbligato, presenta, alla base dell’imposta dell’arco, grossi blocchi lapidei squadrati che inducono ad ipotizzare una prima edificazione in epoca romana. Più volte risistemato negli ultimi decenni anche a causa dei danni riportati durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi è un luogo privilegiato dove godersi una spettacolare vista sul fiume Volturno, che in quel luogo rallenta il suo corso formando un bacino dove si possono osservare le centinaia di trote che costantemente lo popolano. Prende il nome dalla famiglia di mugnai che per oltre due secoli hanno abitato ed abitano nei pressi del ponte.
Mulino Raddi
Archivio famiglia Raddi
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Rappresenta un classico esempio di mulino ad acqua, che sfruttava la forza motrice offerta dal fiume Volturno per mettere in azione l’apparato molitorio necessario a produrre la farina. L’acqua veniva incanalata ed indirizzata verso il fondaco del mulino, nel vano della ritrecine, dove azionava i rotori che consentivano l’azione delle tre macine: una per il frumento, una per il granone e una per le granaglie, che si trovavano nella sala della molitura, sotto il piano in cui i contadini usavano pulire i cereali. La varietà di frumento che più si coltivava nella zona era la sulina, una tipologia di grano tenero molto comune in Abruzzo e Molise, facile da molire e particolarmente adatto alla panificazione.
Oggi, sebbene il mulino non eserciti più la sua funzione tecnologica, continua ancora a dare valore ad un’area già carica di fascino dal punto di vista naturalistico. La stretta gola tra le rocce che il fiume attraversa, alternando momenti di impeto e di stasi della corrente, crea delle aree atte alla balneazione, che richiamano i giovani nella stagione estiva. Così per tutto il paese quella ai piedi del mulino Raddi è la “spiaggetta”, dove ci si reca nelle giornate più calde per fare “il bagno al fiume”.
Oggi la famiglia Raddi si sta adoperando per una valorizzazione della struttura e dell’area in generale. Uno dei progetti più interessanti vede nel mulino una possibile sede del museo della civiltà contadina dell’Alta Valle del Volturno, presidio di conoscenza e salvaguardia di saperi altrimenti destinati all’oblio.
Il Fosso dei Mozzoni
“Gliə məzzùnə”
Famiglia D’Alessio, foto di Giovanni D’Alessio (1984)
Nella zona è inoltre presente una conduttura ormai dismessa (un canale di restituzione) della centrale idroelettrica dell’Enel proveniente dalle Sorgenti del Volturno dove, fino agli anni ’70 e ’80, molti abitanti andavano a rifornirsi di acqua potabile. La raccolta veniva effettuata per mezzo di fiaschi che venivano poi trasportati a bordo di un asino, a seguito dell’attraversamento – a volte anche rischioso – del corso del fiume.
Famiglia D’Alessio, foto di Giovanni D’Alessio (1984)
Fontana di Piazza San Leonardo
Fontana di San Leonardo, foto fornita da Emanuel Raddi (anni ’50)
Attuale fontana di San Leonardo, foto di Emilio Angelone (2021)
Mulino Andreucci
Resti del Mulino Andreucci, portale di accesso. Foto di Emilio Angelone (2021)
Il mulino Andreucci si trova sulla sponda sinistra del fiume Volturno in località “la Ianara”. Costruito nel 1885, come ricorda la chiave di volta della porta di accesso, era certamente operativo nel 1930 quando per la sua elettrificazione fu previsto un rimborso di lire 15.000 dall’Ente Autonomo Volturno che intendeva realizzare un lago artificiale 1 km più a monte. Anche se l’opera non fu più realizzata, il mulino dovette cadere in disuso nei decenni successivi a giudicare dallo stato in cui versa attualmente, completamente distrutto ed inglobato nella boscaglia. Si trattava di un mulino azionato dalla forza motrice dell’acqua del fiume Volturno che veniva incanalata a poche decine di metri ed indirizzata nel fondaco dove azionava le pale di legno del ritrecine e quindi le macine al piano superiore. Oggi il mulino Andreucci, sconosciuto alla maggior parte della popolazione locale, è completamente inglobato nel bosco. L’accesso ai locali è reso impossibile dalle condizioni in cui versa la struttura, dove le coperture sono crollate e gli alzati risultano pericolanti. Le condizioni della struttura non consentono di immaginare un investimento per la messa in sicurezza e la salvaguardia del mulino, ma un rilievo puntuale della struttura consentirebbe una migliore lettura ed interpretazione, anche sociale, dell’impianto molitorio.
La Fonte di Casali
Fonte di Casali a Colli a Volturno (IS), foto di Mirco Di Sandro (2021)
La fonte di Casali ha rappresentato per decenni, soprattutto tra gli anni Quaranta e Settanta del secolo scorso, un punto di riferimento per gli abitanti della frazione di Casali, nel territorio di Colli a Volturno (IS). Molti collesi raggiungevano la località casalese per raccogliere l’acqua della fonte, rinomata in tutto il paese per l’eccezionale qualità, “tiepida in inverno e freschissima d’estate”, come ricorda Carmine Incollingo.
La fonte prevede un’iscrizione con la data 1938, anno della sua realizzazione, e si compone di tre cannelle, di cui una leggermente più grande rispetto alle altre due. Era dotata, inoltre, di un lavatoio composto da una lastra scoscesa in cemento, utilizzata dalle donne per lavare i vestiti, e di una sorta di serbatoio che periodicamente veniva ripulito per evitare l’ostruzione a causa di detriti o foglie e la presenza di impurità all’interno dell’acqua. A sinistra di essa, erano presenti un abbeveratoio per gli animali, utilizzato soprattutto da buoi e asini, ed un’ulteriore vasca, di modeste dimensioni, che permetteva una sosta per dissetarsi sia agli uomini che agli animali di passaggio.
Fonte Afarolfo
“Fonte Rafaruolo”
Fontanella prossima alla ex Fonte Rafaruolo, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)
La Fonte Afarolfo (meglio conosciuta col nome dialettale di ‘Fonte Rafaruolo’ o ‘Afaruolo’) era la fonte principale della frazione Valloni di Colli a Volturno (IS). In passato era utilizzata come fonte di approvvigionamento di acqua potabile – che veniva raccolta con fiaschi o damigiane. Attualmente la fontana non è più visibile in quanto è stata sostituita da un serbatoio di raccolta dell’acqua, posto sotto l’attuale strada di via Valloni. A seguito del terremoto nel 1984, fu costruito un prefabbricato in prossimità della fonte, un centro Caritas dedicato a San Michele Arcangelo, per consentire agli abitanti di Valloni di partecipare alle funzioni eucaristiche. A seguito di questo evento, parte dell’acqua della fonte ‘Rafaruolo’ fu condotta verso una fontanella, per assistere le attività del centro. È per questa ragione che spesso la fonte è chiamata, anche dai più anziani, “fonte San Michele”.
Fontə Macìgliə
Fontə Macìgliə, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)