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Foto di Vicenzo D’Alessio

Montaquila


“Acque e comunità nella Valle del Volturno”

a cura di Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno (CISAV-APS)

La Scafa di Montaquila


La Scafa sul Volturno rappresenta la località che un tempo ospitava un antico metodo di attraversamento del fiume, a mezzo di una zattera collegata alle due sponde opposte e trainata mediante un sistema di carrucole. Andrea Di Meo, nel suo saggio “La Scafa sul Volturno e la Pandetta di Montaquila. Analisi di un documento lapideo d’età moderna” (CISAV 2021, pp. 45-48), racconta che:

La Scafa in una foto del 1920, dall’Archivio del Comune di Montaquila

«Le indagini svolte a cavallo tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del nuovo secolo, dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, hanno permesso di individuare resti che coprono un arco cronologico molto ampio che va dal I sec. d.C. fino all’XI secolo almeno, evidenziando come si tratti di un insediamento di età romana con continuità di vita nell’alto medioevo e con ogni probabilità per tutto il medioevo. […] Questo luogo è ricordato in diverse testimonianze documentarie come un punto strategico.  A dimostrazione, è importante ricordare, come fa lo storico e architetto Franco Valente, del passaggio di Carlo III di Borbone in questi luoghi. […] È questo il punto in cui si provvedeva al pagamento del pedaggio per l’attraversamento del Volturno tramite la scafa. I costi erano esposti ai viaggiatori tramite un’iscrizione lapidea, una Pandetta, oggi conservata nei locali del Municipio di Montaquila. La Pandetta di Montaquila rientra in quella categoria di pandette presenti nei passi, come i punti di attraversamento dei fiumi tramite scafa, che prevedevano dei costi per la costruzione dell’approdo e della zattera, per la sua manutenzione e per il suo utilizzo. Era inoltre prevista, compresa nel pedaggio, un’imposta aggiuntiva in favore del feudatario.

[…] Il documento lapideo, che si apre con l’intestazione di Filippo V, Re di Spagna e delle Due Sicilie, fa riferimento ad una sentenza del 1707 con cui venne affidato il diritto sulla scafa al Duca di Miranda Giulio Caracciolo.

Nella parte iniziale viene specificato sia l’obbligo del rispetto delle disposizioni che le pene previste in caso di mancato rispetto delle stesse quali, la perdita dell’affidamento del passo per il Duca e la reclusione di tre anni per l’esattore. La parte introduttiva si conclude con un rimando alla Regia Camera in Napoli quale autorità giudiziaria di competenza, nel caso in cui il viandante si fosse sentito leso per qualsiasi motivo dalle imposizioni. La parte centrale dell’epigrafe consiste nel prezzario in cui vengono indicate le tariffe in dettaglio, espresse in Grana, e distinte su due colonne: a sinistra le tariffe “in tempo d’estate”, a destra “in tempo d’inverno”».

L’antica Taverna dei Rotondi alla Scafa di Montaquila, da Valente (2014)

a) modello 3D; b) ortofotopiano dello specchio epigrafico; c) rilievo grafico della pandetta. Elaborazione grafica da Di Meo (2021)

La pandetta di Montaquila, conservata presso il Municipio. Foto da Di Meo (2021)

Riferimenti e approfondimenti:

Valente F. (2014), “Il comune di Montaquila vuole distruggere l’antica Osteria dei Rotondi alla scafa sul Volturno”, in www.francovalente.it

Serra L. (2003), “Diritti di transito sulle scafe di Montecassino nel Medioevo”, in Studi Cassinati 4, Cassino.

Serra L. (2006), I diritti di passo nel Regno di Napoli e le tariffe su pietra nel Molise, Centro Documentazione e Studi Cassinati, Cassino.

Di Meo A. (2021), “La Scafa sul Volturno e la Pandetta di Montaquila. Analisi di un documento lapideo d’età moderna”, in Saperi territorializzati. Una raccolta di studi brevi sull’Alta Valle del Volturno, CISAV.

Fontana vecchia


La Fontana Vecchia era la principale fontana del comune di Montaquila (IS), sita dove sorge l’edificio scolastico. I montaquilani vi erano particolarmente legati perché posta al centro del paese e luogo di ritrovo delle donne che vi si recavano per lavare i panni. Ancora oggi il luogo viene chiamato nel dialetto locale “nəgoppa alla fundana”.

Fontana Vecchia, foto di autore sconosciuto, fornita da Andrea Di Meo (anni ’60)

A questa fontana, il compianto poeta montaquilano Pietro Rossi dedicò una poesia nel dialetto locale dal titolo “Fendàna andica”:

Fendàna che cacciàve
pèrle d’ore,
candànne a ddu’ vòcve
ne metive,
nen sènde cchiù, la nòtte,
la canzoòne;
nen ce scta’ cchiù,
fendàna candarìna!
Me pare de vedèrla
chèlla préta,
lisscia, pe ll’acqua
vasciàta da la luna…

Sott’a le sctèlle,
facèvene glje riglje
serenate;
e tu, che fésca voce,
còm’a na mamma,
ce chiamàve attuorn a tté.
Addìje, fendàna andìca,
chempàgna de selènzie,
chemmàra de quatràre
nnammeràte…
Cuesctòde de recuorde
e de sespìre!