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Foto di Vincenzo D’Alessio

Rocchetta al Volturno


“Acque e comunità nella Valle del Volturno”

a cura di Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno (CISAV-APS)

Sorgente Capo Volturno


Sorgenti del Volturno, foto di Pasquale Castaldi (2021)

Vincenzo Ranieri Tomeo alla fonte di ‘Capo di Fiume’, foto di Domenica Ialongo (1981)

La Sorgente Capo Volturno si trova nel comune di Rocchetta a Volturno (IS) ed affiora dal vicino Monte della Rocchetta (a circa 548 m.s.l.m), idrogeologicamente collegato al Monte Genzana e al Monte Greco. Qui nasce il Volturno, il fiume più lungo dell’Italia Meridionale (175 km). Il luogo – generalmente conosciuto come le “Sorgenti del Volturno” o come “Capo di fiume” (in dialetto locale “Capə də sciùmə”) – consiste in una risorgiva che raccoglie anche le acque scaricate dallo stabilimento della vicina centrale. Come è noto, una parte delle acque delle sorgenti è utilizzata dall’Enel (in passato, dall’Ente Autonomo Volturno) per la produzione di energia elettrica, la cui centrale è ormai presente in loco dal 1909-1920.

Le stesse acque sorgive alimentano, nella stessa area, una storica fontana costruita come abbeveratoio per gli animali. Nei pressi di questa fonte molti abitanti dell’Alta Valle del Volturno e no, hanno trascorso momenti di svago e relax. Molte persone vi ricollegano, infatti, le cocomerate estive con gli amici. La zona è frequentata soprattutto nel periodo estivo e nei momenti festivi particolari, quali Lunedì dell’Angelo e Ferragosto, periodi in cui si svolgono le tradizionali “scampagnate”.

La centrale Rio Torto III Salto al termine dei lavori di costruzione, (foto tratta dal sito Rocchetta.info , Archivio Storico ENEL)
Artiglieri ufficiali, Sorgente Capo Volturno, foto fornita da Giancarlo Pozzo (1915-1918)

Vincenzo Ranieri Tomeo alla fonte di ‘Capo di Fiume’, foto di Domenica Ialongo (1981)

Centrale idroelettrica

Centrale idroelettrica di Rocchetta a V. – Primo Salto Volturno


Centrale idroelettrica di Rocchetta, foto estratta da Archivio Storico Enel (c.a. 1930)

Centrale idroelettrica di Rocchetta, foto estratta da Archivio Storico Enel (c.a. 1930)

Centrale idroelettrica di Rocchetta, foto estratta da Archivio Storico Enel (c.a. 1950 – periodo postbellico)
Centrale idroelettrica di Rocchetta, foto estratta da Archivio Storico Enel (c.a. 1930)

La Centrale di Rocchetta a Volturno – Primo Salto Volturno costituisce il primo impianto idroelettrico realizzato nell’alta valle del Volturno ed inaugurato nel 1909. Un’opera di presa (costituita da un piccolo sbarramento in muratura, uno sfioratore e da delle bocche di derivazione) preleva quota parte delle acque delle sorgenti del Volturno, a quota 548 m s.l.m., per alimentare, tramite un canale di adduzione in galleria artificiale della lunghezza di 2150 m, un bacino artificiale posto nell’abitato di Rocchetta Nuova (anticamente conosciuto con il nome di “Case Sparse”). Dal bacino di carico si dipartono delle condotte forzate lunghe 790 m che alimentano, dopo un salto di circa 190 m, le turbine della centrale vera e propria, situate in un fabbricato posto sulla sponda sinistra del Rivolo (o Rio) Rocchetta e che accoglie la sala macchine, gli alternatori, i trasformatori trifase e altri organi deputati all’immissione in rete dell’energia elettrica prodotta. Mentre oggigiorno le acque turbinate sono utilizzate a loro volta per alimentare la centrale idroelettrica di Colli a Volturno (conosciuta come “Volturno Secondo Salto), originariamente esse venivano restituite al Rio Rocchetta in corrispondenza della sua confluenza con l’asta principale del fiume Volturno.

Benché l’idea di utilizzare a fini idroelettrici le acque provenienti dalle sorgenti di Capo Volturno fu avanzata già nel 1895 dall’ing. Francesco Paolo Boubée, la realizzazione dell’opera fu resa possibile solo con la promulgazione della legge per il Risorgimento Economico della Città di Napoli, datata 8 Luglio 1904, con la quale il Governo del Re concedeva “a perpetuità e gratuitamente al municipio di Napoli la facoltà di derivare la forza idraulica, ricavabile dalle sorgenti del Volturno […], allo scopo di condurre la forza predetta, trasformata in energia elettrica, nel territorio del comune di Napoli”; Giovanni Giolitti si avvalse della consulenza tecnica di Francesco Saverio Nitti per l’elaborazione della legge, ispirata al saggio Napoli e la questione meridionale (1903) dello stesso Nitti.

Per la costruzione e l’esercizio dell’opera venne istituito l’Ente Autonomo Volturno (E.A.V), con a capo della direzione tecnica l’ingegnere Giuseppe Domenico Cangia, il quale coordinò le progettazioni degli impianti e del sistema di trasporto dell’energia della centrale Primo salto Volturno. Sebbene i lavori della centrale di Rocchetta furono in gran parte ultimati nel 1909, l’impianto fu in grado di erogare per la prima volta energia alla città di Napoli solo nel 1916; una linea dedicata fu poi posta in esercizio nel 1920.

Nel periodo post-bellico la centrale, che peraltro subì ingenti danneggiamenti durante la ritirata delle truppe tedesche, fu inserita in un nuovo schema idroelettrico denominato Rio Torto – Volturno, ideato a partire dal 1948 e definitivamente ultimato nel 1960. Tale schema, coincidente con quello attuale, comprende i bacini artificiali del Lago della Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo e le centrali idroelettriche di Pizzone, Rocchetta (nei pressi delle sorgenti di Capo Volturno e denominata “Rio Torto III Salto”) e Colli a Volturno (Volturno Secondo Salto), oltre che, ovviamente, la centrale di Rocchetta – Primo Salto Volturno.


Fontana di Piazza Roma a Castelnuovo


Fontana di Piazza Roma a Castelnuovo al Volturno, foto di Esterina Incollingo (2021)

Fontana di Piazza Roma a Castelnuovo al Volturno, foto di Esterina Incollingo (2021)

Fontana di Piazza Roma a Castelnuovo al Volturno, foto di Esterina Incollingo (2021)
‘Alla fonte’, Charles Moulin, anni Trenta, bozzetto ad olio su carta. Collezione privata di Roberto Fiocca, foto di Roberto Fiocca (2021)

Non sono note le origini della Fontana di Piazza Roma a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno, ma la fonte è celebre per essere stata raffigurata in due opere pittoriche dall’artista francese Charles Moulin, che si trasferì in Molise agli inizi del Novecento. Si tratta di un bozzetto ad olio e di un pastello; in quest’ultimo si intravedono l’arcata della fonte e un andirivieni di donne intente a raccogliere l’acqua.

La fontana in Piazza Roma prevede due vasche: quella centrale è molto ampia ed è introdotta e coperta da un arco, l’altra è invece di ridotte dimensioni, priva di una copertura e collocata a sinistra del complesso in pietra.

‘Alla fonte’, Charles Moulin, 1921, pastello, collezione privata di Roberto Fiocca, foto fornita da Roberto Fiocca (2021).


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Audio-intervista a Roberto Fiocca Castelnuovo a Volturno, 07/11/2021

Nel secolo scorso le fonti particolarmente frequentate dagli abitanti della frazione erano tre: la già citata posta nella piazza principale, un’altra quasi nascosta e poco distante da Piazza Roma e la cosiddetta “Fonte di Cocciolone”, dietro il monte di Castelnuovo. A quest’ultima si ispirò Charles Moulin per il suo Ritorno dalla fonte di Cocciolone; l’opera rappresentava il ritorno alla vita e la rinascita in seguito alla distruzione di Castelnuovo nel giugno 1944 ad opera degli americani per la realizzazione di un documentario propagandistico.

Fino alla fine degli anni Cinquanta, le donne si recavano con le proprie conche alla fonte di Cocciolone a prendere l’acqua da utilizzare nelle proprie abitazioni e per lavare i panni, così come accadeva per la fontana della piazza. Purtroppo, con la captazione nei decenni successivi, i valloni si sono asciugati e attualmente tutte le fonti sono sprovviste di acqua, ad eccezione di quella di Cocciolone presso cui il flusso risulta comunque scarso.

Roberto Fiocca racconta la sua passione per la pittura e della sua amicizia con il pittore francese e ribadisce che “la Natura, nella quale l’acqua è sempre importante protagonista, va tutelata non solo come bene essenziale alla sopravvivenza fisica degli esseri viventi, ma anche per la sua bellezza che, attraverso la sensibilità umana e la visione estetica sapiente, permette persino la conoscenza metafisica”.


Ponte della Zingara


Il fiume Volturno e il Ponte della Zingara (alle spalle abbazia Nuova), archivio Trombetta – CB (inizio ‘900)

Il fiume Volturno e il Ponte della Zingara, Rocchetta a Volturno, foto contenuta nel volume Iuxta flumen Volturnum (Volturnia edizioni)

Il Ponte della Zingara è una struttura di attraversamento del fiume Volturno fortemente connesso con il complesso abbaziale di San Vincenzo. È un ponte ad un’unica arcata di 5.30 m di luce, edificato su spallette in grossi conci di travertino, probabilmente realizzato insieme a banchine lapidee che facevano da argine al corso d’acqua. La costruzione, tradizionalmente datata IV-V sec. riferibile alla fase tardoromana di occupazione del sito, è invece da ritenersi posteriore alla distruzione del monastero  ad opera dei saraceni datata 881, in ragione del ritrovamento, in fase con l’impianto del primo edificio monastico, di pontili in legno di quercia e castagno che dovevano garantire il passaggio da una sponda all’altra del fiume. Tali poderose strutture, oggi non più visibili per incomprensibili dinamiche che ne hanno indotto la rimozione, si collegavano ad un corridoio che correva tra la sponda sinistra del Volturno e la chiesa sud assolvendo al compito di introdurre all’interno del complesso monastico. Del Ponte della Zingara resta in opera la sola arcata di attraversamento a sesto ribassato, mentre tutte le opere accessorie che la completavano sono scomparse. La struttura recentemente ha dovuto patire la violenza di una gettata di calcestruzzo nella parte dell’estradosso, opera di consolidamento tanto necessaria nella sostanza quanto discutibile nella forma.

Ponte della Zingara, autore ignoto (2019), foto disponibile online al seguente  link commons.wikimedia.org

Riferimenti bibliografici e sitografia:

https://www.youtube.com/watch?v=8w2LMC2wNrA, pubblicato da utente San Vincenzo al Volturno in data 3/11/2017, consultato in data 16/11/2021

Testa A. (a cura di) (2011), “Introduzione” in L’Abbazia di San Vincenzo e l’Alta Valle del Volturno, ArcheMolise (luglio/settembre), no. 8 – anno III.