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Foto di M. Borchi, De Agostini / Getty Images da www.imternazionale.it

Venafro

“Acque e comunità nella Valle del Volturno”

a cura di Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno (CISAV-APS)

Laghetto della palazzina Liberty


Pannelli illustrativi affissi nella sala di ingresso alla palazzina, concessi da Antonio Sorbo.

Il complesso della Palazzina Liberty e laghetto artificiale nell’attuale centro urbano di Venafro rappresentano i resti, finemente restaurati e recuperati, di una centrale idroelettrica dei primi del 1900 che sorgeva dalle ceneri del vecchio mulino “Della Corte”. Fu il comune di Venafro che, dopo aver acquistato l’edificio nel 1908, decise di riconvertirlo per produrre energia destinata alla comunità locale. La sua messa in funzione risale al 1922 e fu poi dismessa nel 1966.

Il laghetto antistante, dunque, rappresenta l’invaso creato dall’opera di sbarramento che capta le acque limpide del fiume San Bartolomeo, creando un suggestivo specchio d’acqua nel centro della cittadina. Nel 2018 la palazzina fu restituita alla cittadinanza, dopo un attento lavoro di recupero voluto dall’amministrazione comunale e oggi rappresenta un importante luogo di socializzazione e iniziativa culturale. Al suo interno ospita anche un’ala museale permanente, dove sono conservati macchinari, alternatori e quadri elettrici della vecchia centrale.

Palazzina Liberty e laghetto anni ‘30, foto di www.venafro.info

Palazzina Liberty e laghetto, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

Lavatoio Comunale


Lavatoio anni ‘80, foto di Sergio Di Giovanni da www.venafro.info

Lavatoio anni ’70, foto di Nicandro Passarelli da www.venafro.info

Il Lavatoio comunale di Venafro sorge nell’attuale centro cittadino, alle spalle della palazzina Liberty, nell’area più densa di acqua e di opere idrauliche derivate dal corso del fiume San Bartolomeo.

Risale ai primi del secolo scorso, quando con la costruzione della centrale idroelettrica si stravolse la conformazione del territorio circostante, che originariamente un grande lavatoio “a cielo aperto”, e fu costruita l’opera alimentandola con le acque espulse dalle turbine.

Lavatoio comunale oggi, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

Durante il secolo scorso fu molto utilizzato e frequentato, dalle donne che raccoglievano l’acqua e dalle giovani lavandaie, ma anche dai tanti giovani corteggiatori, che si intrattenevano nei paraggi, nella speranza di aggiudicarsi la nota “mesora”. Ancora oggi “va a piglia l’acqua e s fa la mesora” è un’espressione nota e ricorrente tra le giovani coppie, ad indicare proprio il tempo dell’intimità, in cui ci si apparta per una chiacchierata e ogni atto d’amore.

Il lavatoio, oltre che luogo di lavoro familiare e di cura, ha da sempre assolto un’importante funzione aggregativa e socializzante, rappresentando ancora oggi un punto di riferimento per adolescenti e giovani coppie nelle uscite pomeridiane e serali.


Fontana della Grotta

“la fəntana rə la rotta”

Fontana della Grotta, Venafro, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)
Fontana della Grotta, Venafro, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

La Fontana della Grotta (in dialetto venafrano “la fəntana rə la rotta”) si trova nel rione Ciaraffella, in prossimità della nota Fontana delle Quattro Cannelle, ad ovest del centro abitato di Venafro (IS). L’espressione “della grotta” (“grotta” nel senso di ‘luogo roccioso’) fa riferimento alla provenienza dell’acqua, la quale è portata da una conduttura sottoterra, una cisterna oggi posta sotto l’attuale madonnina. Attualmente la fontana è circondata da una siepe.

Dal dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, bibliotecario regio bibliotecario di Ferdinando IV re delle Due Sicilie, scrive che il sovrano si faceva trasportare «in qualunque sito trovavasi» le eccellenti acque che emergono dalla Fontana della grotta. In passato le donne erano solite andarvi a lavare gli utensili di rame e dopo averli risciacquati nella fontana, li lasciavano asciugare al sole. Le pentole venivano lavate con cenere e limone o erbe selvatiche. Purtroppo, negli ultimi anni, sia la Fonte della Grotta che la Fonte della Regina sono state portate all’attenzione del pubblico da molti giornali, i quali ne denunciavano lo stato di abbandono e degrado.


La Fontana delle Quattro Cannelle


Fontana delle Quattro Cannelle, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

Video intervista a Franco Valente (2), a cura di Michele Cerrone e Maria Prete Venafro, 13/10/2021
Fontana delle Quattro Cannelle, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)
Video intervista a Franco Valente (1), a cura di Michele Cerrone e Maria Prete Venafro, 13/10/2021

La Fontana delle Quattro Cannelle si trova nel quartiere Ciaraffella di Venafro (IS), in via Falca, nei pressi della Palazzina Liberty. Fu creata nel 1893, data che è incisa anche sul fronte della fontana. Può essere definita come la principale della città, simbolo storico per gli abitanti venafrani, dove un tempo le donne andavano a lavare i panni e a raccogliere acqua potabile con i tini. A quei tempi per le ragazze la raccolta dell’acqua alla fontana era un’occasione per uscire di casa ed incontrare i ragazzi; da questa abitudine nasce l’espressione “fare la mezzora” (“la mezóra” nel dialetto locale), in riferimento al tempo concesso per andare nella parte storica della città, raccogliere l’acqua alla fontana e tornare a casa. Al lato destro della fontana si trovano due lapidi marmoree commemorative del centenario della fontana (1893-1993) di simile contenuto; il tutto si spiega col fatto che la targa esagonale fu rimossa da anonimi e successivamente riposta lì dov’era, quando ormai era stata già collocata la lapide sostitutiva.

Un’altra targa marmorea riporta invece alcuni versi di una poesia denominata “L quatt cannell r Vnafr” della poetessa venafrana Anna Pirolli, la quale riporta una nota leggenda legata alla fontana, secondo cui chi beve l’acqua della terza cannella farà ritorno a Venafro. Poiché non è possibile determinare il lato da cui contare la terza, il detto diventa un modo simpatico di dire che, ad ogni modo, si farà ritorno a Venafro.

Lapide marmorea della Fontana delle Quattro Cannelle, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

Fontana della Regina


Fontana della Regina, Venafro, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)
Fontana della Regina, Venafro, foto di Emidio Ranieri Tomeo (2021)

La Fontana della Regina si trova nel rione Ciaraffella, in prossimità della nota Fontana delle Quattro Cannelle, ad ovest del centro abitato di Venafro (IS). È una piccola fontana dalla forma ottagonale il cui nome deriva da una leggenda, secondo la quale la Regina Giovanna, quando passava per Venafro, per rinfrescarsi amava bagnarsi i piedi o persino immergersi nelle acque della fontana. Le acque che confluiscono nella fontana provengono dalla precedente Fontana delle Quattro Cannelle e parte di essa finisce successivamente nella cosiddetta “pescàra” (termine dialettale che sta per peschiera), ovvero il laghetto di Venafro, realizzata nel ‘500 da Enrico Pandone, il quale aveva appunto regolato il perimetro di quest’area. Purtroppo, negli ultimi anni, la Fontana della Regina e la vicina Fontana della Grotta sono state portate all’attenzione del pubblico da molti giornali, i quali ne denunciavano lo stato di abbandono e degrado.